La corretta aderenza alla terapia farmacologica rappresenta un pilastro fondamentale nella gestione efficace delle malattie cardiovascolari, offrendo numerosi vantaggi per i pazienti affetti da tali condizioni. Ma è possibile quantificare gli effetti dell’aderenza alla terapia cardiovascolare sugli esiti clinici nei pazienti? Una metanalisi, pubblicata nel 2022 sulla rivista Clinical Cardiology, ha analizzato 18 studi prospettici che coinvolgevano oltre 400.000 pazienti,1 fornendo risultati molto importanti su questa tematica e confermando, in maniera inequivocabile, il legame tra l’aderenza terapeutica e il miglioramento degli esiti nei pazienti con patologie cardiometaboliche.
In particolare, lo studio ha rivelato come un incremento del 20% nell’aderenza alla terapia cardiovascolare si traduce in una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari dell’8% e della mortalità, per tutte le cause, del 12%.1
Tuttavia, nonostante i benefici evidenti, persistono numerose sfide, significative, legate all’aderenza terapeutica. Un numero considerevole di pazienti, soprattutto coloro che hanno già avuto un episodio di infarto miocardico, mostra tendenze alla non-aderenza, compromettendo così l’efficacia delle terapie. È stato riscontrato che quasi il 40% dei pazienti interrompe l’assunzione di ACE-inibitori/ARB, beta-bloccanti o statine entro il primo anno di trattamento,2 evidenziando un’area critica in cui intervenire per migliorare la gestione terapeutica. Inoltre, la relazione tra aderenza e risultati varia tra le diverse classi di farmaci cardiovascolari.3
La mancata aderenza alla terapia, oltre ad aggravare i fattori di rischio cardiovascolari, causa l’aumento dei ricoveri ospedalieri, con conseguente incremento dei costi sanitari e riduzione dell’efficacia del trattamento farmacologico.4
Diventa, quindi, evidente la necessità di approcci personalizzati, con un’attenzione particolare all’ottimizzazione dei regimi terapeutici in base al profilo individuale del paziente e al suo contesto clinico. I pazienti anziani, ad esempio, possono presentare maggiore difficoltà nell’aderenza ai trattamenti, richiedendo interventi mirati per ottimizzare gli esiti. Inoltre, modelli di screening predittivo possono aiutare a identificare proattivamente i soggetti con potenziale non-aderenza, consentendo strategie più adeguate a diminuire, efficacemente, i rischi correlati.1
Affrontare le complessità dell’aderenza terapeutica richiede un approccio multifattoriale: tutti gli operatori sanitari dovrebbero adottare misure proattive per migliorare l’educazione, la comunicazione e l’autonomia dei pazienti riguardo all’importanza dell’aderenza ai farmaci prescritti. L’uso di innovazioni come organizer per le pillole, ad esempio, o calendari e app può rafforzare la gestione dell’aderenza, consentendo ai pazienti di assumere un ruolo attivo nel proprio percorso terapeutico.1
Bibliografia
1. Chen C,et al. Adherence with cardiovascular medications and the outcomes in patients with coronary arterial disease: “Real-world” evidence. Clin Cardiol. 2022 Dec;45(12):1220-1228.
2. Lauffenburger JC, et al. Racial/Ethnic and gender gaps in the use of and adherence to evidence-based preventive therapies among elderly Medicare Part D beneficiaries after acute myocardial infarction. Circulation. 2014 Feb 18;129(7):754-63.
3. Ødegaard KM, et al. Adherence and persistence to pharmacotherapy in patients with heart failure: a nationwide cohort study, 2014-2020. ESC Heart Fail. 2023 Feb;10(1):405-415.
4. Van der Laan DM, et al. Factors Associated With Nonadherence to Cardiovascular Medications: A Cross-sectional Study. J Cardiovasc Nurs. 2019 Jul/Aug;34(4):344-352.