In alcune situazioni, in Medicina, il fai da te è sconsigliato in quanto potrebbe portare a commettere errori, come l’assunzione di un antibiotico in caso di febbre senza che sia stato prescritto sulla base di una effettiva necessità. In altri casi, invece, il fai da te non soltanto è utile ma è anche fondamentale, al punto da essere una prassi per così dire doverosa.
A questo proposito l’automonitoraggio è uno degli esempi più rappresentativi: al paziente è affidato il compito di tenere sotto controllo un parametro di riferimento, come ad esempio la pressione arteriosa o la glicemia, per seguire l’andamento della propria condizione clinica.1
Ovviamente questo è stato reso possibile dalla tecnologia, che negli ultimi decenni ha sfornato vari dispositivi portatili, facilmente gestibili e affidabili, alcuni dei quali sono in grado di memorizzare ed elaborare un archivio di dati o perfino di trasmetterli in tempo reale al medico.2
Il razionale dell’automonitoraggio risponde quindi a tre importanti criteri.
Numerose esperienze dimostrano uno stretto legame tra automonitoraggio, maggiore aderenza e migliori risultati.2
Un ulteriore aspetto, infatti, è che il medico può rendersi conto di quanto il proprio assistito è costante e metodico nella rilevazione dei dati e da questo semplice riscontro può ricavare numerosi spunti per il trattamento.1
Riferimenti
1. Koopman RJ et al. Implementing Home Blood Glucose and Blood Pressure Telemonitoring in Primary Care Practices for Patients with Diabetes: Lessons Learned. TELEMEDICINE and e-HEALTH. 2014; 20(3):253-260.
2. Parati G, et al. Home blood pressure telemonitoring in the 21st century. J Clin Hypertens (Greenwich). 2018; 20(7):1128–1132.
3. Shimbo D, et al. Role of Ambulatory and Home Blood Pressure Monitoring in Clinical Practice: A Narrative Review. Ann Intern Med. 2015; 163(9):691–700.