Acuta e cronica: due tipologie di malattia

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In medicina, spesso la dicitura di ogni malattia è seguita dall’aggettivo “acuta” o “cronica”.1 Come si può facilmente intuire, non si tratta di un dettaglio di poco conto perché ciascuna di queste due parole permette di cogliere subito un’informazione importante, relativa al decorso temporale della problematica: la bronchite acuta, per esempio, fa pensare a un episodio occasionale, mentre la bronchite cronica è una malattia tipica dei fumatori e spesso gravosa e invalidante.

Condizione acuta

Una condizione è di solito acuta se insorge in un periodo breve o in maniera improvvisa e se tende comunque ad avere un andamento delimitato nel tempo.1 Un esempio è un’infezione, come il comune raffreddore: l’incubazione è breve, i sintomi si manifestano rapidamente e, salvo complicazioni, si esauriscono in un periodo definito. Allo stesso modo una caduta può procurare una ferita cutanea o una contusione articolare: sono entrambe situazioni destinate a evolversi in un arco temporale prevedibile in rapporto alla loro entità.1

Condizione cronica

Cronica è invece una malattia (o anche un sintomo) che perdura e si sviluppa per lo più in maniera lenta e progressiva.1 Talvolta può essere anche il risultato della cronicizzazione, ossia della persistenza, di una forma acuta che non è stata opportunamente arginata o, malgrado i provvedimenti intrapresi, non si è risolta ed è progredita. In alcuni casi la medicina ha stabilito criteri precisi: per esempio la tosse viene definita cronica se persiste oltre le 8 settimane.2

Un caso a sé è rappresentato da alcune malattie, come l’artrite reumatoide, che sono croniche ma possono riacutizzarsi, ossia riaccendersi improvvisamente, dando luogo a una ripresa dei sintomi (nel caso citato infiammazione e dolore).3

Cura

Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la cura. Le malattie acute richiedono in genere una terapia circoscritta al loro decorso:1 è il caso, per esempio, dell’antibiotico per il trattamento di un’infezione batterica; quelle croniche, invece, devono essere costantemente seguite e nella maggior parte dei casi l’obiettivo della terapia è tenerle sotto controllo.1

L’ipertensione è una condizione esemplare: in alcuni casi, infatti, è acuta, nel senso che l’aumento pressorio è temporaneo e reversibile ed è associato a cause specifiche (per esempio intossicazioni, assunzione di sostanze); il più delle volte, invece, come si osserva nella popolazione generale, è cronica, è legata a una molteplicità di fattori (per esempio predisposizione individuale, consumo di sale, sedentarietà, abitudine al fumo) e richiede una cura estesa a tutta la durata della vita.4

Riassumendo:

Riferimenti

1. Ciaccio S and Valentini U. Il ruolo dell’educazione terapeutica nella cronicità. MeDia. 2011; 11:139-144.

2. Documento Intersocietario SIAIP- SIMRI-SIPO-SIPPS. La tosse cronica in età pediatrica. Pediatria preventiva e sociale. 2015; anno X:supplemento al numero 3. ISSN 1970-8165.

3. Ministero della Salute. Piano Nazionale della Cronicità. 2016. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2584_allegato.pdf Ultimo accesso Ottobre 2023.

4. Mancia G, et al. 2023 ESH Guidelines for the management of arterial hypertension. J Hypertens. 2023. doi: 10.1097/HJH.0000000000003480. Online ahead of print

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