Cosa faresti in questo caso se fossi tu il medico di famiglia? Leggi il commento finale, che ti può aiutare a capire l’importanza dell’aderenza e della strategia per promuoverla.
Giada è un’arzilla pensionata e viene nel vostro studio per il controllo programmato: due settimane fa le avete prescritto una compressa per ridurre la pressione.
Giada
Allora, dottore cosa mi dice?
Voi
Mmm, non vedo miglioramenti…
Giada
Forse mi deve cambiare la cura. (nel frattempo estrae dalla borsetta la confezione del farmaco)
Voi
Mi faccia vedere, per favore… Ma lei non ha assunto le compresse! Guardi, avrebbero dovuto essere… Almeno la metà, considerati i giorni!
Giada
Ha ragione… Sa, le prime volte mi girava la testa, ho rischiato perfino di cadere e così…
Voi
… Ha pensato di interrompere.
Giada
Non proprio… Prendevo la pastiglia un giorno sì e un giorno no, ma non è cambiato nulla.
Voi
E così ha deciso di smettere del tutto. Ma perché non mi ha detto nulla?
Giada
Sì, sì, lo ammetto… Ho pensato però che ci saremmo rivisti a breve e ne avremmo parlato.
Giada ha commesso una leggerezza molto frequente: al primo insorgere di un effetto collaterale, in questo caso dovuto a una riduzione eccessiva della pressione (il giramento di testa), ha ridotto l’assunzione della terapia, fino a sospenderla del tutto.
È opportuno che il medico prenda innanzitutto coscienza dell’accaduto e, anziché prescrivere una cura diversa o rinviare addirittura il paziente a un altro collega, riduca il dosaggio del farmaco.
Ognuno, infatti, risponde in maniera differente, e nel caso dell’ipertensione è importante stabilire, in base all’effetto ottenuto e alla tollerabilità, la dose più adeguata al singolo individuo. Il medico, inoltre, deve stimolare il paziente a riferirgli qualsiasi cosa e a non fare di testa propria.