La consapevolezza del paziente: il punto di vista del medico e del paziente

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È ormai consolidato che la terapia farmacologica abbia un ruolo centrale nella prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari.1

La scarsa aderenza terapeutica da parte dei pazienti è di complessa identificazione nella pratica clinica, e rende essenziale un potenziamento della comunicazione tra medico e paziente, dato che è spesso causa degli insufficienti risultati della terapia.1

In una più moderna concezione del rapporto medico-paziente, è proprio dall’efficacia di collaborazione, che può derivare una maggiore aderenza terapeutica e i conseguenti benefici, in termini di salute.1

Identificare i fattori riconducibili al paziente, al medico prescrittore e al loro rapporto diventa, infatti, un punto essenziale per lo sviluppo di interventi volti a migliorare questi aspetti, andando a sovvertire l’attitudine del paziente a seguire passivamente le istruzioni dei medici.1

Il primo passo per promuovere l’aderenza terapeutica consiste nell’acquisizione, da parte del paziente, di una solida consapevolezza del proprio stato di salute, affinché sia in grado di impegnarsi attivamente nella gestione della propria condizione.2

Molti pazienti esprimono dubbi riguardo all’assunzione dei farmaci, preferendo anteporre la modifica del proprio stile di vita alla terapia o ricorrere ad approcci di medicina alternativa, più ‘’naturali’’, confidando nella capacità, erronea, di autoguarigione del proprio organismo.

Per questo è essenziale che il medico, qualora consideri necessaria la prescrizione di una terapia, fornisca al paziente informazioni chiare e comprensibili riguardo al suo stato di salute e al trattamento da seguire, fattori in grado di promuovere una favorevole accettazione del trattamento.3

D’altra parte, l’acquisizione di una maggiore consapevolezza del paziente è legata alla modalità in cui il medico esprime l’efficacia della terapia: è stato dimostrato come i risultati più favorevoli, in termini di aderenza, si ottengono quando vengono evidenziati tutti gli aspetti benefici derivanti dalla corretta assunzione.3

Per accrescere il livello di consapevolezza e favorire una maggiore aderenza alla terapia possono essere adottate una serie di misure volte a migliorare il rapporto medico-paziente.1

  • Il medico deve informare il paziente relativamente alla patologia e alla necessità di assumere farmaci, Spesso, infatti, la sottostima del rischio del proprio stato di salute da parte del paziente compromette l’adozione e il mantenimento delle corrette abitudini comportamentali, riducendo le possibilità di successo della prevenzione in ambito cardiovascolare. È quindi importante che il paziente sia motivato al raggiungimento degli obiettivi prefissati, per ottenere un miglioramento della sintomatologia ed essere favorevole ad assumere i farmaci prescritti e a restare, successivamente, aderente alla terapia.1,2
  • Prima di modificare/interrompere il trattamento è essenziale che il paziente consulti il proprio medico. Una scarsa o incostante assunzione della terapia può infatti inficiarne l’efficacia in termini di risultati.1
  • Lo schema terapeutico da seguire deve essere concordato anche sulla base delle esigenze lavorative e sociali, tenendo conto dello stato psicologico del paziente. La sua capacità di aderire alle cure mediche prescritte e adottare le giuste misure comportamentali è infatti strettamente correlata non solo alle condizioni sociali (razza, etnia, livello di istruzione e reddito), ma anche a fattori psicologici ed emotivi (ansia, depressione e altri segni di alterazione emotiva).1,2
  • È utile l’uso di reminder da parte del medico, del farmacista o del paziente stesso quali, ad esempio, chiamate telefoniche, sms, sistemi di controllo telematici o diari.1
  • È importante la promozione di programmi formativi e di autogestione diretti ai pazienti, per consentire loro di avere un ruolo attivo nel controllo del proprio stato di salute, inclusi l’accettazione del trattamento prescritto, il monitoraggio dei sintomi e l’identificazione del momento in cui è necessario ricorrere ad un follow-up medico.2

Identificare i pazienti a rischio di non aderenza e la crescita della loro consapevolezza sono, quindi, la chiave per aumentare l’aderenza terapeutica e la prevenzione primaria e secondaria delle patologie cardiometaboliche, la cui complessità richiede un approccio multidisciplinare, affinché siano correttamente gestite, tanto nella pratica clinica quanto nella quotidianità individuale. 2


Bibliografia

1. Volpe Massimo, et al. (2014). [Role of adherence to chronic drug therapy in patients with cardiovascular disease: an Italian intersocietary consensus document]. Giornale italiano di cardiologia (2006). 15. 3-10. doi: 10.1714/1696.18514.

2. Pedretti RFE, et al. How to optimize the adherence to a guideline-directed medical therapy in the secondary prevention of cardiovascular diseases: a clinical consensus statement from the European Association of Preventive Cardiology. Eur J Prev Cardiol. 2023 Jan 24;30(2):149-166. doi: 10.1093/eurjpc/zwac204. 

3. Gale N.K., et al. Patient and general practitioner attitudes to taking medication to prevent cardiovascular disease after receiving detailed information on risks and benefits of treatment: a qualitative study. BMC Fam Pract 12, 59 (2011). https://doi.org/10.1186/1471-2296-12-59 

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