L’ipertensione è definita sulla base di valori di pressione arteriosa sistolica maggiori o uguali a 140 mmHg e/o di pressione arteriosa diastolica maggiori o uguali a 90 mmHg.1
L’ipertensione è una patologia che se non gestita dà luogo a conseguenze: il mantenimento di valori pressori elevati, infatti, danneggia in maniera lenta e irreversibile alcuni organi molto delicati, come il cuore, il cervello e il rene.1
L’ipertensione, soprattutto nella fase iniziale, non comporta sintomi e questo è un aspetto determinante, perché spesso viene diagnosticata in maniera casuale, per esempio in occasione di un controllo.1
Si consiglia di controllare la propria pressione almeno una volta l’anno.1
Innanzitutto, il medico, una volta rilevato un valore di pressione elevato o fuori norma, deve accertarsi che non sia stata una scoperta occasionale: non basta, infatti, un solo valore anomalo per fare la diagnosi di ipertensione, ma occorrono più misurazioni.1
Una volta confermata la diagnosi, il medico valuta l’approccio più idoneo per ogni persona. Il primo provvedimento consiste nel correggere lo stile alimentare e di vita (per esempio ridurre il sale, evitare gli alcolici, praticare attività fisica, tenere sotto controllo il peso). Se questo non è sufficiente a riportare la pressione ai valori indicati nelle linee guida, nei casi più difficili o di lunga durata il medico preferisce di solito associare più farmaci, fino a riportare la pressione, se possibile, a valori normali.1
Generalmente la terapia antipertensiva deve essere proseguita tutta la vita: se la si sospende, infatti, la pressione tende a ritornare ai valori iniziali nella maggior parte dei casi.
Tuttavia, quando la terapia consente di raggiungere un adeguato controllo pressorio per un lungo periodo di tempo, si può prevedere di ridurre con gradualità – e sotto regolare controllo medico – il numero e/o il dosaggio dei farmaci, mantenendo uno stile di vita sano.1
La scarsa aderenza alla terapia impedisce il controllo dei valori pressori e, come dimostrato da diversi studi, aumenta in maniera rilevante il rischio di eventi cardio e cerebro-vascolari, quali infarto miocardico, malattia coronarica, scompenso cardiaco e ictus,1 che invece possono ridursi dal 43% fino al 61%, durante un follow-up medio di 5,8 anni.2
Nei pazienti ipertesi si rischia di non raggiungere i valori ottimali di pressione arteriosa con un rischio maggiore di eventi cardio e cerebro-vascolari.1
1. Unger T, et al. 2020 International Society of Hypertension Global Hypertension Practice Guidelines. Hypertension. 2020; 75:1334-1357.
2. Yang Q, et al. Antihypertensive Medication Adherence and Risk of Cardiovascular Disease Among Older Adults: A Population-Based Cohort Study. J Am Heart Assoc. 2017;6:e006056.
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